TUTTI I FIUMI ARRIVANO IN QUALCHE POSTO



 

Il fiume è diventato grandissimo tanto che non si vede da una riva all'altra. Si sente già nell'aria un odore di alghe e di pesce. Questo significa che il mare non è lontano. Infatti Pannocchia e Carestìa a un tratto si fermano. La terra sulla quale stanno camminando si allontana sempre più dall'acqua e sembra quasi che ritorni indietro per lasciare spazio a una enorme distesa verdastra che arriva fino all'orizzonte. Pannocchia si pianta sui piedi e guarda lontano proteggendosi gli occhi con la mano.

"O mi sbaglio o questo è il mare."

"Ecco, lo sapevo che andava a finire nel mare questo fiume, che gli venga la lebbra."

"Questo lo sapevo anch'io. Tutti i fiumi finiscono nel mare."

"Mica tutti."

"Se li prendi per l'altro verso i fiumi finiscono sulle montagne, ma per il verso giusto finiscono tutti nel mare come questo."

"Ci sono anche quelli che si perdono per la strada."

"Poveretti, mi dispiace."

"Poveretto Millemosche!"

"Questa volta ce lo siamo perso del tutto e buonanotte."

"Millemosche! Ma dove vai? Non vedi che lì c'è il mare?"

"Fermati Millemosche! Fermati!"

Millemosche è troppo lontano per sentire. Si sta allontanando sempre più dalla riva, è diventato piccolo piccolo là in mezzo alla distesa d'acqua. Muove i bracci, fa dei segni come di saluto e si sente appena la sua voce portata a folate[22] dall'aria marina. Pannocchia e Carestìa arrancano faticosamente tirandosi dietro le gambe. Ormai Millemosche è arrivato in mezzo al mare aperto. Si agita e grida ma la sua voce è coperta dal rumore delle onde. Pannocchia e Carestìa cascano sfiniti sulla sabbia della spiaggia.

"Io non ce la posso più."

"Più avanti di così non andiamo se no finiamo affogati anche noi come Millemosche."

"Che cosa farà adesso là in mezzo a tutta quell'acqua? Guarda quanta ce n'è."

"Addio Millemosche! Mi raccomando!"

"Che cosa ti raccomandi?"

"Niente, dicevo così, tanto non mi sente. Povero Millemosche, lo sai che quasi quasi mi dispiace?"

"Facciamo finta di niente."

"Non era mica cattivo, in fondo, Millemosche."

"Però la donna non ce l'ha fatta vedere."

"Secondo me era stregato. Se no come ti spieghi che si va a buttare in acqua? Se uno non sa nuotare si butta dappertutto meno che in acqua."

"L'acqua è un disastro se non si sa nuotare."

"Forse voleva imparare."

"Lo dico sempre che non bisogna mai cercare di imparare le cose che non si conoscono."

Laggiù in mezzo al mare Millemosche è diventato un puntino che compare e scompare dietro le onde.

 

I PIRATI SARACENI

 

Una specie di barcone sgangherato con le vele rattoppate si avvicina a Millemosche che sta ancora a cavallo sul suo tronco in mezzo al mare. Il barcone è carico di pirati saraceni e che sono pirati saraceni si capisce subito dalle loro facce, dai loro gesti, dal modo di parlare, dagli stracci che portano addosso e dai lunghi pugnali che manovrano con grande furbizia. In un altro momento Millemosche avrebbe fatto di tutto per scappare, ma qui si tratta di morire affogato o mangiato dai pescecani. Allora sono meglio i pirati. Gli sembra perfino di aver sentito dire che ci sono dei pirati buoni che vanno in giro per il mare a salvare quelli che sono naufragati, e se per caso non lo ha sentito dire adesso gli fa comodo pensarlo. Fa dei gran gesti di amicizia in direzione del barcone piratesco saraceno e grida con la poca voce che gli è rimasta. "Tiratemi su e salvatemi. Sono carico d'oro." La parola oro ha questo di speciale, che si sente anche da lontano e in mezzo al rumore delle onde. Si sente anche quando c'è il vento o la nebbia o il temporale. È la parola più sonora che ci sia e ha un gran bel suono per la gente di tutto il mondo, ma per i pirati è come una calamita. Corrono tutti a guardare quello strano tipo che si tiene abbraccicato al tronco d'albero, chiamano il capopirata, parlano fra loro.

"Dice che è carico d'oro."

"Ma se è mezzo nudo!"

"Ce l'avrà dentro le budelle."

"Allora tiriamolo su così ci divertiamo ad aprirgli la pancia. Forse è veramente piena d'oro."

"Lasciamolo dove sta così se lo mangiano i pesci. Tanto noi non possiamo mangiarlo."

"E perché? La carne di cristiano è buonissima, più o meno è come quella del coniglio."

Per fortuna che Millemosche non capisce. Uno dei pirati butta in acqua una corda. Lui si aggrappa subito ma quando è vicino al barcone piratesco saraceno non ce la fa a salire. Allora si lega la corda intorno alla vita e poi fa segno ai pirati di tirare. Appena ha messo piede sul barcone, Millemosche sta quasi per ributtarsi in acqua. Si guarda intorno spaventato da quelle facce grattugiate dal vaiolo[23] e capisce di essere in un altro mare di guai. Come si fa? Vogliamo ributtarci in acqua un'altra volta? Millemosche gli viene in mente che un'arma ce l'ha anche lui, molto peggio di un pugnale di una spada o di una alabarda: il campanaccio che ha ancora legato al piede. Allora alza la gamba e incomincia a scuoterla con tutta la forza che gli è rimasta.

"Ho la lebbra! Ho la lebbra! Scappate che sarà meglio per voi! Sono marcio di lebbra dalla testa ai piedi!"

Millemosche si mette a correre da una parte e dall'altra a inseguire i pirati che incominciano a buttarsi in acqua uno dopo l'altro piuttosto che farsi toccare dal lebbroso. Il capopirata saraceno gli tira un coltello. Millemosche riesce a schivarlo per miracolo, poi ricomincia a correre dietro ai pochi che ancora sono rimasti sul barcone e finalmente anche questi si buttano in acqua mandandogli centomila stramaledizioni in saraceno.

Rimasto solo, Millemosche corre a cercare il timone ma non lo trova da nessuna parte. Eppure deve esserci. Infatti lo cercava dalla parte sbagliata perché il timone sta di dietro e non davanti, cioè a poppa e non a prua, come dicono quelli che si intendono di barche e altre imbarcazioni. Le vele niente, quelle è meglio lasciarle perdere perché come ci mette mano incominciano a sbattere e a gonfiarsi. Si formano anche dei nodi dove rischia di restarci strangolato. Ma il timone invece basta muoverlo un po' e il barcone volta a destra e a sinistra proprio come un cavallo quando uno tira la briglia. Con la differenza che qui bisogna stare attenti alle curve molto più che con un cavallo perché se no si scaravolta la barca. Insomma a forza di sterzate e giravolte, Millemosche riesce a avvicinarsi alla riva. Gira il barcone ha preso la direzione giusta e finalmente va a infilarsi nella sabbia sbalzando Millemosche che fa un gran volo a testa in avanti e va a infilarsi nella sabbia anche lui.

 

MEGLIO VIVI CHE MORTI

 

Il barcone piratesco saraceno resta infilato nella sabbia mentre Millemosche si pulisce gli occhi con il dorso della mano e vede che cosa? Vede Pannocchia e Carestìa che si fregano anche loro gli occhi con il dorso delle mani e lo guardano come un morto risuscitato dopo il cimitero.

"Ma tu sei Millemosche!"

"E voi siete Pannocchia e Carestìa!"

"Allora ci siamo tutti."

"Ma sei sicuro che sei tu e non un altro? Non facciamo scherzi, Millemosche."

"Allora, se vogliamo discutere, perché mi avete lasciato affogare?"

"E tu perché ti sei buttato in acqua?"

"Se ve lo dico vi buttate in acqua anche voi."

"Non ce lo dire, che ti venga la lebbra!"

"E voi non nominate la lebbra, per piacere."

Millemosche si siede sulla sabbia vicino ai due amici e si mette a raccontargli che lui è riuscito a vincere in duello almeno cento pirati saraceni, a portargli via il barcone e a pilotarlo fino lì sulla "spiaggia. Millemosche andrebbe avanti chissà quanto a raccontare le sue avventure se non comparissero sul pelo dell'acqua alcuni pirati che si avvicinano a nuoto per venirsi a riprendere il loro barcone. Millemosche dice che non se la sente di fare un altro duello e si mette a scappare insieme a Pannocchia e Carestìa che, alla vista dei pirati, si mettono a scappare ancora più di lui.


 

 

SCHEDA DI LETTURA RAGIONATA

 

Autori : Tonino Guerra Luigi Malerba

Titolo: Storie dell'anno Mille

Luogo di edizione : Milano

Casa editrice: Valentino Bompiani

Data di edizione: 1972

Collana : Narratori moderni per la scuola

Personaggi principali :

Millemosche, il "cavaliere".

Pannocchia e Carestìa, due soldati morti di fame.

 

ARGOMENTO

 

Il libro narra la storia di Millemosche, Pannocchia e Carestìa che vagano nella società alla ricerca di un po' di cibo e di un po' di tranquillità.

La storia non ha un filo unico, a parte la presenza dei tre protagonisti.

È composta da tante piccole avventure e disavventure, raccontate in forma semplice e accessibile.

Dopo essere riusciti a uscire da un pozzo i tre, che una volta appartenevano a eserciti nemici, affrontano la strada insieme. Cercano di evitare la peste e pensano di vendere lo sterco per far soldi. Incontrano tre frati a cui rubano i vestiti. Incontrano il Papa che li scambia per frati veri e pretende di essere confessato da uno dei tre, toccherà a Millemosche. Riparano in un convento che custodiva i peli della barba di un celebre frate: Fra Guidone Eccetera Ecceterone. Peli inesauribili, mentre, caso strano, ai frati di quel convento non cresceva la barba. Scappano dal convento dopo aver tentato di mangiarsi un maiale e si arruolano in un esercito di mercenari che assediava un castello. Millemosche diventa, fisicamente, il braccio destro del capitano, il quale ha perso il suo in battaglia. Scappano ancora dopo che Millemosche ha schiaffeggiato il signorotto feudale che aveva ingaggiato i mercenari, inseguiti dai soldati che vogliono bruciare la mano di Millemosche. Credono di vedere in sogno una mucca che è del tutto reale e si accingono a mangiarla sul serio. Ma i contadini vigilano e li mettono sul rogo. Arriva un temporale che spegne l'incendio. Scappano e una contadina offre loro ospitalità. Ma scoppia la gelosia. Se ne vanno di nuovo. Arrivano al mare e si trovano davanti i pirati saraceni. Scappano di nuovo.

È un libro che si legge d'un fiato, perché è un invito a una gioiosa lotta per la sopravvivenza. Il ritmo della storia, la sua velocità, permettono una lettura facile. Un umorismo contadinesco pervade tutta la vicenda dall'inizio alla fine.

 

LINEE TEMATICHE

 

— La società medievale sembra essere fatta da tante piccole società incastrate l'una nell'altra.

— La produzione di beni di consumo e di merci nella società medievale era estremamente limitata, perché?

— Perché tre disperati si uniscono in un comune cammino? È solo la fame o c'è qualcosa di più?

— La chiesa sembra poco dedita alle opere di bene e molto attenta al commercio delle reliquie sacre, come mai?

— Il mito della cavalleria affascina violentemente i tre protagonisti. Essere cavalieri è il più grande fra gli onori. Sembra un altro mondo rispetto alle misere esistenze dei tre, un mondo che essi vivono di riflesso.

 

SPUNTI PER RICERCHE E ARGOMENTI PER DISCUSSIONI

 

— Differenza tra la lingua dei dotti e quella del popolo.

— Iniziano a ingrossarsi le città, che nel periodo precedente erano andate quasi distrutte.

— La funzione di Carlo Magno, per la rinascita culturale.

— Che funzione hanno gli istinti primordiali: fame, paura nella vita dell'uomo?

— Qual era il rapporto tra uomo e natura nel medioevo. e qual è questo rapporto oggi?

— Qual era l'organizzazione sociale nel medioevo? Vi sono differenze tra la chiesa di allora e la nostra chiesa?

 

ATTIVITÀ

 

— Ricerca sugli usi e costumi medievali.

— Raccolta di materiale sulle armi antiche, fotografie di spade, elmi corazze.

— Ricostruzione figurata di un piccolo borgo medievale con i vari personaggi: contadini, cavalieri, monaci, fabbri ecc.

Bibliografia degli autori

Tonino Guerra: I Bu; La storia di Fortunato; Dopo i leoni; L'equilibrio; L'uomo parallelo; Il cannocchiale ; I cento uccelli; Il Polverone.

Luigi Malerba: La scoperta dell'alfabeto; Il serpente; Salto mortale; Il protagonista; Le rose imperiali; Le parole abbandonate; Il pataffio; Come il cane diventò amico dell'uomo; Mozziconi; Storiette; Pinocchio con gli stivali; Dopo il pescecane.

Opere che si richiamano ai temi di questo libro

Tecnica e società nel Medioevo di White Lynn, Il Saggiatore (un trattato agevole sulla società medievale).

 

SCHEDA

 

Civiltà medievale di De Stefano, Zanichelli (sempre sullo stesso tema).

I fanatici dell'apocalisse di Cohn Norman, Ed. di Comunità (storia della grande attesa della fine del mondo). Figure e fatti di storia medievale di Brigante Colonna (i personaggi più in vista e i fatti più noti dell'epoca). La Cavalleria di Gautier, Massimo ed. (l'epopea dei cavalieri e i vari ordini cavallereschi). Luci e ombre del Medioevo di Hillyer, Fabbri. Ivanhoe di Walter Scott (il più famoso romanzo d'avventure del Medioevo, che ha reso famose le gesta dei cavalieri e il loro mondo).


 

 

INDICE

 

Prefazione

Introduzione

 

Due uomini in un pozzo

Il cavallo non si tocca

Le castagnole d'oro

La terra da dove viene

La peste dietro la curva

Us um ibus orum

Fra Guidone eccetera ecceterone

Un sacco pieno di barba

Il miracolo del porco

Il contromiracolo

Un pezzo di stoffa di frate

Nero il falcone

Il cavallo in testa

Meglio di guerra che di fame

Il braccio morto

Il re di tutto il mondo

Tutte le loro donne

Costruire la casa

L'occhio del padrone

Il fuoco scotta

Un occhio per il merlo nero

La peste alla finestra

O angeli o diavoli

Si mangia

La mucca e cioè la vacca

Le corna del diavolo

Fuoco e fiamme

Mille maledizioni

Il noce e la noce

Un prato pieno di pecore

Dove c'è l'uovo c'è anche la gallina

Ho sognato Menegota

Sempre cavaliere

Tutti i fiumi arrivano in qualche posto

I pirati saraceni

Meglio vivi che morti


[1] attorcinava: attorcinare, avvolgere una cosa su se stessa.

[2] alabarda: antica arma, costituita da un'asta lunga terminante con una punta provvista lateralmente di una scure.

[3] lebbra: malattia contagiosa e spesso mortale che determina un disfacimento della pelle.

[4] leccio: l'albero del leccio è un albero simile alla quercia; il suo legno serve per i lavori di carpenteria.

[5] il pettorale, l'elmo, ecc.: parti della corazza che riparavano il petto, la testa, il ginocchio e la coscia.

[6] torciglione: cerchio formato da strisce attorcigliate.

[7] reliquia: parte del corpo di un Santo, o oggetto che egli ha adoperato, venerato dai fedeli.

[8] falsetto: tipo di voce alterata, che risulta più acuta della voce normale.

[9] gonfalone: stendardo adottato come insegna dalle associazioni medievali.

[10] gattoni gattoni: muoversi carponi come un gatto.

[11] cotica: pelle spessa e dura del maiale.

[12] che sciamano: le api abbandonano il vecchio alveare e se ne vanno a formare uno nuovo.

[13] Bacone: il nome di questo contadino ricorda il nome di un famoso filosofo inglese del '500 che iniziò una celebre dissertazione filosofica proprio prendendo spunto dalla vita delle api e dei ragni.

[14] toporagno: piccolo mammifero insettivoro simile al topo, ma col muso più aguzzo e la coda pelosa.

[15] pecchione: è il maschio dell'ape.

[16] cimurro: malattia contagiosa che colpisce cani e cavalli alle mucose nasali.

[17] patema: grave tristezza interna.

[18] carriaggi: erano i carri al seguito dell'esercito, in cui si trasportavano le vettovaglie.

[19] colpo di sprone: vuol dire stimolare con lo sperone il cavallo.

[20] scaracchio: sputo.

[21] bordonale: grossa trave.

[22] folata: raffica improvvisa di vento.

[23] vaiolo: è una malattia che lascia profonde cicatrici ed eruzioni nella pelle.


Дата добавления: 2018-02-28; просмотров: 312; Мы поможем в написании вашей работы!

Поделиться с друзьями:






Мы поможем в написании ваших работ!