FRA GUIDONE ECCETERA ECCETERONE 9 страница



"Avevano la coda?"

"Sì, e in fondo alla coda un rampino."

"Sono piovuti giù dal cielo come tre fulmini. Ho visto una grande nuvola di fumo e poi dei lampi e sono volati via facendo tremare tutta la casa."

"Hanno detto qualcosa?"

"Mi sembra di avere sentito delle parole in latino."

"E tu sai il latino?"

"No."

"Sentiamo il prete che cosa dice."

"Io dico che si tratta di tre indemoniati. Bisogna cercarli prenderli e bruciarli sul rogo subito."

I paesani con il prete in capotesta arrivano vicino al bosco dove Millemosche Pannocchia e Carestìa hanno acceso un gran fuoco per cuocere la mucca. Millemosche ha in mano un carbone e sta facendo una riga nera tutto intorno a una coscia dell'animale. Pannocchia corre dall'altra parte e segna l'altra coscia. Carestìa segna alla svelta tutte e due le spalle. Saltando da una parte all'altra i tre segnano con il carbone la schiena la pancia la testa la coda e tutto il resto fintante che la mucca è tutta coperta di righe nere. E intanto stanno a litigare.

"Questo pezzo è mio."

"E questo è mio."

"La schiena l'ho segnata prima io."

"Da quella parte lì è tua ma da questa l'ho segnata io."

"La lingua è mia. Guai a chi la tocca la lingua."

"Io ho segnato tutta la testa e quindi la lingua è mia perché sta nella testa."

"La lingua sta nella bocca."

"Bravo. Anche la bocca sta nella testa."

"Allora mi prendo la coda che è anche meglio della lingua."

"Io ho segnato la pancia e quindi tutto quello che c'è dentro è mio."

"Nella pancia c'è solo la trippa."

"Il fegato il cuore e i rognoni dove sono?"

"Quelli sono nel petto ma il petto è mio."

"Eppure ci dev'essere qualcosa anche nella pancia."

"Te l'ho detto c'è la trippa."

"Vedremo."

Sempre continuando a litigare, Millemosche Pannocchia e Carestìa preparano un grosso cavalletto sopra al fuoco per far cuocere i pezzi della mucca. La quale forse incomincia a capire e da degli strattoni all'albero dove l'hanno legata. Poi alza la testa e fa un gran muggito come se volesse chiamare aiuto aiutatemi.

"È meglio ammazzarla, subito, prima che arriva qualcuno."

"Tocca a te che sei cavaliere e hai più pratica di noi. Tu hai fatto la guerra per tanti anni."

"Ve l'ho già detto un'altra volta, se si tratta di ammazzare un cristiano non sarebbe niente ma una vacca non me la sento. È meglio che facciamo la conta e a chi tocca tocca."

"Stai attento a non fare imbrogli come con il berretto."

"An dan des che te mane puta pes an dan des. Tocca a te."

"No no, ti sei sbagliato. Ho visto benissimo che mi hai contato due volte."

"Va bene rifacciamo. An dan des che te mane puta pes an dan des."

 

FUOCO E FIAMME

 

Camminando in punta di piedi e nascondendosi uno dietro l'altro e l'altro dietro gli alberi, i paesani e i contadini armati di forconi e bastoni, il prete con le tre donnette, il maniscalco con i due garzoni si avvicinano passo passo al fuoco intorno al quale stanno Millemosche Pannocchia e Carestìa sempre più incarogniti nella discussione su chi deve ammazzare la mucca. An dan des. E infatti i tre non si accorgono di niente e quando se ne accorgono è troppo tardi per scappare perché si trovano buttati a terra con i forconi puntati contro la pancia e le ossa che scricchiolano per i pugni e i calci che gli piovono addosso improvvisamente come la grandine durante la tempesta. Adesso gli farebbe molto comodo che tutto quello che è successo fosse un sogno ma non c'è niente da fare, non riescono a svegliarsi perché sono già svegli. È una gran brutta storia con intorno tutta quella gente che li ha scambiati per diavoli dell'inferno o per indemoniati o per anime dannate. Una delle donnette che sta dietro al prete tira fuori un paio di forbici. Bisogna cavargli gli occhi subito, prima di metterli sul rogo. Il pericolo peggiore dei diavoli sta negli occhi e nella coda. Con una occhiata ti possono fulminare e se uno tocca la coda diventa diavolo anche lui. Ma questi tre la coda l'hanno nascosta. Sono furbi. La vecchia si avvicina e vuole tirare lì giù per forza le braghe di Millemosche per tagliargli la coda. Ma intanto si fa avanti il padrone del mulino con in mano un rotolo di corda.

"State attenti che volano. Bisogna legarli subito perché se no volano via."

"Ma perché non li infilziamo su un palo così la facciamo finita senza stare lì a perdere tempo?

"Facciamo le cose come si deve. O il palo o il rogo, una delle due."

"Meglio il rogo, non c'è confronto. Un palo, si mettono a ridere quelli."

"A ridere mica tanto infilzati su un palo."

"Ti dico che quelli hanno un buco grande che ci passa un bordonale[21]. Invece con il fuoco si bruciano e amen."

"Io sono per il palo."

"Io per il fuoco."

Il prete bacia più volte il suo Crocefisso. Li guarda con occhi furbi come quello che di diavoli ne ha visti tanti in vita sua. Intorno a lui si fa un gran silenzio e anche le tre donnette smettono di masticare le loro preghiere, se si tratta di preghiere, e quella con le forbici le nasconde sotto la sottana. Il prete alza in aria il suo Crocefisso come se volesse dare una martellata in testa a Carestìa che sta lì per terra, e parla con una voce che sembra tirata su da un pozzo con una carrucola.

"Siete tre indemoniati. Vedo i segni di Satana sulle vostre facce."

"Siamo soltanto tre morti di fame."

"Perché non li bruciamo subito? C'è già il forno acceso."

"No. Bisogna preparare un rogo. E interrogarli prima di bruciarli. E poi spargere le ceneri al vento dopo che sono bruciati."

Millemosche è spaventatissimo. Pannocchia ancora più di Millemosche e Carestìa ancora più di Pannocchia. E Millemosche è più spaventato di tutti e tre messi insieme. Pannocchia apre la bocca per parlare ma non viene fuori nemmeno una parola come se gli si fosse seccata la lingua. Carestìa si mette a scalciare ma in un momento si trova legato dalla testa ai piedi stretto stretto come un salame di Felino. Si trovano legati tutti e tre e poi sollevati sulle forche e portati verso il paese.

Branchi di uccellacci neri si mettono a volare sopra il corteo perché si vede che hanno già sentito odore di morto o qualcosa del genere. Sono corvi e i corvi hanno un naso speciale per queste cose. Si mettono a gracchiare e a volare sempre più bassi e qualcuno si avvicina tanto da dare qualche beccata ai tre sfortunati che, adesso si lamentano con le voci strozzate per la paura.

"Ma che cosa avete in mente di fare? Guardate che io sono un cavaliere, non potete bruciarmi. Lasciatemi andare o almeno fatemi fare un duello con uno di voi."

"Non abbiamo fatto niente di male. Siamo, soltanto tre poveri diavoli."

"Avete sentito? Hanno confessato. Hanno detto che sono tre diavoli."

"Al rogo! Al rogo!"

"Arrosto! Arrosto!"

 

MILLE MALEDIZIONI

 

In mezzo alla piazza del paese la gente ha ammucchiato una grande catasta di legna intorno a un palo molto alto per legarci i condannati. Infatti vengono portati fino lì e poi alzati con i forconi fino in cima alla catasta e qui legati al palo con delle corde molto robuste. Sulla punta del palo i paesani hanno infilato la ruota di un carro dipinta di rosso. Nessuno sa il perché di questa ruota. È una cosa che hanno visto fare altre volte in altri posti e allora hanno messo su la ruota anche loro perché non si venga a dire che non sanno mettere in piedi un rogo secondo le regole. Prima di dar fuoco alla paglia e alle fascine che stanno sotto la catasta di legna, il prete ha da fargli qualche domanda. Non è un vero processo ma ci manca poco. Comunque è sufficiente per decidere che devono essere bruciati, cosa che del resto era già stata decisa prima.

"Perché siete così bianchi?"

"Siamo cascati nella farina."

"La farina del diavolo."

"Ma che diavolo, la farina stava nel mulino. C'è lì il mugnaio che può dirlo."

"Voi dovete soltanto tacere e rispondere. Non vi è concesso di fare delle domande o di chiamare in causa il mugnaio o altri. Allora: avete visto Satana?"

"Non abbiamo visto niente."

"Avete visto Satana?"

"Io Satana non lo conosco e non l'ho mai visto, non so neanche come è fatto e i miei amici lo stesso."

"Avete visto Satana? Rispondete! Avete visto Satana?"

"No no e poi no."

"Vi conviene confessare. Avete visto Satana?"

Le cose si sono messe in modo che peggio di così non si potevano mettere. Nemmeno Millemosche si era trovato mai a tu per tu con la morte come questa volta. Eppure lui ha viaggiato il mondo, ha combattuto contro i Toscani e i Longobardi e una volta è stato anche ferito alla schiena durante una battaglia. Gli passano in mente i momenti peggiori della sua vita e si accorge che questi momenti non finiscono mai, sono durati degli anni. Come quando ha mangiato vermi per una settimana, come quando ha preso la febbre giù nelle paludi di Garavicchio, come quando si è trovato nel fiume e non sapeva nuotare. La morte, questa proprio non ci voleva. Che cosa diranno al suo paese quando sapranno che Millemosche è morto bruciato come una strega? E sua moglie? E i suoi figli? Per fortuna che non ha figli altrimenti che cosa penserebbero di un padre bruciato sul rogo?

Millemosche sente un gran fischiare nelle orecchie e dentro la testa, dev'essere la morte che sta arrivando. Come è fatta? Che faccia ha? Forse quando arriva lei io non ci sono più perché sono già morto e così resta fregata. Ma è una consolazione molto magra in confronto alla vita che se ne va. E se invece dopo la morte fosse tutto rose e fiori? No, non può essere. E in ogni caso Millemosche sa già che in Paradiso non c'è posto per lui e nemmeno per Pannocchia e Carestìa. Mentre pensa a tutte queste cose, il prete continua a gridare avete visto Satana, avete visto Satana e la sua voce rimbomba nella piazza. Fino a quando lì vicino qualcuno risponde di sì.

Millemosche e Carestìa si voltano stupefatti a guardare Pannocchia. Ecco che cosa significa portarsi dietro un ignorante come quello. Significa che se c'era ancora una poca speranza di salvarsi adesso non c'è più neanche quella. Millemosche e Carestìa sentono già le fiamme che gli scottano i piedi e il fumo che gli entra nel naso. Abbassano gli occhi a guardare ma la catasta per fortuna è ancora spenta. Allora è la rabbia per la risposta di Pannocchia che gli fa salire le fiamme ai piedi.

"Ma che cosa dici, che cosa ti viene in mente, che ti venga la lebbra!"

"Avete sentito? Hanno visto Satana! Hanno confessato! Adesso abbiamo la prova che sono dei diavoli!"

"Lui ha confessato ma io no! Io Satana non l'ho mai visto!"

"Nemmeno io, porco diavolo!"

"E invece lo abbiamo visto insieme."

"Ma che cosa dici, disgraziato!"

"È la verità. Abbiamo visto Satana tutti e tre insieme, là nel bosco. E adesso se non mi slegate ve lo faccio vedere anche a voi. Slegatemi subito o se no chiamo Satana. Satanaaai!"

La faccenda di Satana incomincia a impensierire i contadini anche perché le facce di Millemosche Pannocchia e Carestìa sembrano proprio quelle di tre diavoli venuti direttamente dall'inferno. A farle sembrare così non è altro che lo spavento di finire arrostiti. In più c'è l'occhio rosso di Millemosche, quello che ha preso la beccata del merlo nero. Poi ci sono i suoi rutti perché quel berretto arrostito era buono ma la stoffa è dura da digerire. E poi ci sono anche i rutti di Pannocchia e di Carestìa che si aggiungono a quelli di Millemosche e poi ci sono altri rumori di dietro che si aggiungono ai rutti. Così qualche contadino incomincia a scappare lentamente senza dare nell'occhio e soprattutto senza farsi vedere dal prete. Ma ci sono anche quelli che vogliono accendere il fuoco subito perché tre uomini che bruciano sul rogo è uno spettacolo gran bello da vedere.

"Bruciamoli subito prima che arriva Satana!"

"Accendiamo il fuoco così se arriva lo bruciamo anche lui."

"Il fuoco. Accendete il fuoco!"

"Il sale!"

"L'aglio!"

"La stoppa!"

"La pece!"

"L'aceto!"

"La cera!"

"Un guscio di noce nera!"

Urlano tutti chi una cosa e chi un'altra. Finalmente un contadino si avvicina al rogo con un mazzetto di paglia infiammata e vi appicca il fuoco. Le fascine incominciano a crepitare e un fumo nero si accompagna alle fiamme. Millemosche Pannocchia e Carestìa si mettono a tossire e a piangere per il dispiacere di essere ormai sul punto di morire e per il fumo che gli fa bruciare gli occhi. Carestìa che ha sempre il naso all'erta, ha l'impressione di sentire un odore che non è soltanto di legna bruciata.

"Ragazzi, sento odore di carne arrosto."

"Siamo noi, cretino!"

Infatti è arrivata dal basso una lingua di fuoco improvvisa e ha bruciacchiato la pelle di un piede di Millemosche e uno di Pannocchia. Il quale continua a urlare a scannagòla per chiamare Satana in aiuto. Millemosche adesso, preso alle strette, si mette a chiamare Satana anche lui sperando di spaventare i contadini.

"Satana! Satana! Mi senti? Satana! Vieni subito, Satanaaa! Corri!"

"Speriamo che arrivi in tempo."

"Satana! Satanaa! Fai presto Satanaaa!"

"Ecco Satana! Eccolo che sta arrivando!"

"Ma non dirai mica sul serio? Pannocchia!"

"Eccolo! Eccolo!"

Millemosche e Carestìa si guardano attorno per vedere se veramente Satana sta arrivando. E Pannocchia continua a gridare eccolo lì, eccolo che finalmente sta arrivando, e poi si mette a sputare sulle fiamme. Non si capisce se questi sputi sono un saluto a Satana oppure un tentativo di spegnere il rogo. In ogni modo anche Millemosche e Carestìa si mettono a sputare e sputano fintante che si sono seccata la lingua.

Nonostante il caldo che incomincia a salire dal basso, sentono dei gran brividi nella schiena e in tutto il corpo, sarà la paura di morire sarà la paura di Satana, perché è chiaro che se arriva lui se li porta dritti all'inferno tutti e tre. Dopo le fiamme del rogo finire in quelle altre fiamme laggiù sotto è una cosa che a Millemosche e a Carestìa gli piace poco cioè non gli piace proprio per niente. Ma con Pannocchia non c'è verso di parlarci perché continuala gridare e a sputare. Dove lo prende tutto quello sputo non si riesce a capire. I contadini ormai sono scappati quasi tutti. Ne sono rimasti quattro o cinque intorno al prete che sta lì a aspettare Satana con il suo Crocefisso in mano come un guerriero con la sua spada. Dietro di lui ci sono ancora due o tre donnette in ginocchio e con gli occhi chiusi per non vedere Satana. In mezzo ai tuoni e ai lampi che riempiono l'aria, il prete alza il Crocefisso verso il cielo e si mette a recitare i suoi esorcismi a voce altissima in latino.

"Audi audi audi spiritus a Deo maledicte, apostata spurcissime, faetidissime, serpens vilissime, lupe rapacissime, recognosce sententiam tuam horribilem et poenam terribilem. Pereant ergo omnes cogitationes tuae in tuum detrimentum et confusionem, o spiritus maledicte, ad laudem Dei et poenam terribilem et expulsionem tuam subitaneam ab haec tres creaturae miserandae."

Le creaturae miserandae non sono altro che Millemosche Pannocchia e Carestìa che adesso si agitano dentro i nodi della corda perché i piedi gli scottano e ogni tanto una fiammata più alta delle altre gli arriva fino al naso. Se la vedono veramente brutta. Ma improvvisamente dal cielo nero incomincia a rovesciarsi a terra una pioggia del diavolo. La legna sfrigola sotto l'acqua, le fiamme si smorzano poco alla volta in una grande fumata biancastra. Il prete ormai ha finito i suoi esorcismi e quindi è inutile che sta lì a bagnarsi sotto la pioggia e infatti si allontana di corsa seguito dalle donnette. Per Millemosche Pannocchia e Carestìa invece è cento volte meglio l'acqua che il fuoco. Infatti mentre il fuoco si spegne le corde bagnate scivolano sulle gambe e sui bracci. Millemosche riesce a liberare una mano poi un braccio poi l'altro braccio poi la pancia poi le gambe e per ultimo anche la testa. Adesso la corda si allenta e riescono a liberarsi anche Pannocchia e Carestìa. In due salti per uno sono a terra.

Attraversano di corsa il paese senza incontrare nessuno perché i paesani si sono chiusi dentro le case per via di Satana e della pioggia. Prendono per la campagna e corrono sotto l'acqua che continua a cadere a secchiate portata da raffiche di vento. Arrivano su un prato poi dentro a un bosco, saltano un fosso poi si vanno a impantanare in una zona fangosa dove affondano fino al ginocchio. Ma ormai sono al sicuro e si godono la pioggia come una benedizione del cielo.

"Se non pioveva a quest'ora eravamo arrostiti."

"L'acqua è la cosa più bella che ci sia al mondo."

"L'acqua è tutto. Quando uno ha sete beve un po' d'acqua e la sete se ne va."

"Anche quando uno ha fame è meglio l'acqua che niente."

"In confronto all'acqua il fuoco fa schifo."

"Intanto l'acqua viene dal cielo mentre il fuoco viene da sottoterra."

"E poi il fuoco scotta e l'acqua no."

"L'acqua è meglio del fuoco in tutti i casi della vita."

"Meno che quando devi fare arrostire una bestia. Allora ci vuole il fuoco."

"Sì, però ci vuole anche la bestia. E quando ce l'hai puoi sempre farla bollire nell'acqua. Quasi quasi la preferisco bollita invece che arrosto."

"Anche bollita ci vuole sempre il fuoco, che gli venga la lebbra."

"In certi casi il fuoco è meglio dell'acqua."

"Quando piove per esempio l'acqua è uno schifo se non hai un tetto sopra la testa."


Дата добавления: 2018-02-28; просмотров: 406; Мы поможем в написании вашей работы!

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